Dopo Silent Hill 2, proseguiamo questo mese ricco di titoli horror con un altro remake di un gioco che, nel bene o nel male, ha indubbiamente lasciato il segno nel genere, aprendo le porte a storie dell’orrore fortemente incentrate sulla narrativa e sulle scelte del giocatore.
Parliamo di Until Dawn, una piccola gemma horror fino ad ora esclusiva Sony, uscita nel 2015 per PS4 ed ora riproposta con una veste grafica rinnovata, debuttando finalmente anche su PC oltre che su PS5.

Il futuro della serie sembra roseo, con un film in arrivo il prossimo anno ed un possibile sequel all’orizzonte, anche se molti giocatori si stanno domandando se fosse davvero necessario riportare su console moderne un titolo che, a conti fatti, non sembra richiedere così tanto un aggiornamento grafico significativo.
Oggi siamo qui proprio per scoprire in che modo il remake di Until Dawn riesce a ridare nuova luce ad un gioco che, secondo noi, può offrire molto più di quanto possa sembrare ad una prima occhiata.

Riuscirà quindi questa rivisitazione a rendere giustizia all’originale, magari migliorandone addirittura l’esperienza? Scopritelo nella nostra recensione!


INCIPIT NARRATIVO

Il gioco si apre con un breve prologo che ci da’ il contesto necessario alla storia, portandoci nel cuore di una tragedia avvenuta su una montagna remota e lontana da qualsiasi traccia di civiltà, dove un gruppo di amici si era riunito per trascorrere una vacanza spensierata in una baita.
Quella che tuttavia doveva essere una serata piacevole si trasforma presto in un incubo senza fine e, senza entrare nei dettagli, un tragico incidente segna profondamente ciascuno di loro.
Il gruppo così si disperde, alcuni più segnati di altri, fino a quando un anno dopo decidono di tornare nello stesso luogo per affrontare insieme ciò che li aveva separati.

Eppure non tutti si sentono a proprio agio, con vecchie rivalità che riemergono mentre altri percepiscono l’inquietante sensazione che qualcosa di oscuro sia in agguato.
Ed esattamente come previsto, anche questa volta la loro permanenza viene bruscamente interrotta da un presunto psicopatico che li costringe a dividersi in piccoli gruppi, ciascuno disperso in punti diversi della zona e con l’unico obiettivo di riunirsi e sopravvivere fino all’alba.

Nei panni di vari personaggi, il giocatore svelerà poco a poco la verità che si cela dietro la storia della montagna e le macabre intenzioni del pazzo, scoprendo che ciò che appare in superficie è solo l’inizio di un orrore più profondo.
Tra misteri, drammi personali e scene da brivido, Until Dawn offre una trama avvincente e tutt’altro che prevedibile che consigliamo di affrontare senza mai cercare spoiler, dato che ogni sorpresa è un tassello fondamentale che rende l’esperienza ancora più indimenticabile.


STRUTTURA NARRATIVA

La narrativa è senza dubbio il punto focale di Until Dawn, su cui il gioco investe con grande cura per offrire un’esperienza cinematografica ricca di sfumature, in cui ogni decisione che prenderemo influenzerà il corso degli eventi, creando storie che si dipanano in modi sempre diversi.
Infatti, anche se la trama segue una struttura di base comune, alcune scelte cruciali possono far deragliare completamente il nostro percorso, portando a sviluppi imprevedibili e almeno in parte diversi per ogni playthrough.

Che siano semplici variazioni nei dialoghi o cambiamenti radicali che possono addirittura introdurre o eliminare intere sezioni di gioco, arrivando persino a determinare la sopravvivenza o la morte dei protagonisti, ogni azione dovrà essere valutata con attenzione.
Anche i dettagli più piccoli possono cambiare drasticamente il corso della storia, con la possibilità di vedere evoluzioni nei personaggi e nelle loro dinamiche che dipendono interamente dal cammino che gli faremo percorrere.

Oltre alla trama principale, il gioco svela anche un ricco background legato alla storia della montagna, che può essere scoperto attraverso la lettura di diversi documenti nascosti nelle varie mappe.
Nei dieci capitoli che compongono la storia, sarà fondamentale esplorare ogni angolo per non perdere indizi importanti che, oltre a fornire informazioni aggiuntive tipiche di giochi simili, arricchiscono la conoscenza dei protagonisti sugli eventi che stanno vivendo, influenzando così i dialoghi e le scene successive in modi significativi.

Tutta questa complessità e libertà di scelta rendono particolarmente improbabile ottenere il finale perfetto al primo colpo, ma permettono al contempo una forte rigiocabilità, soprattutto per chi è disposto a tentare più volte per esplorare ogni possibile ramificazione della storia.

La trama di Until Dawn si presenta così come un’esperienza in un certo senso altamente personalizzabile, in cui il ritmo varia a seconda del caos che il giocatore stesso decide di generare attraverso le proprie scelte (potendo, ad esempio, optare per far litigare i membri del gruppo ad ogni possibile occasione).
Sebbene l’inizio possa sembrare un po’ lento e richieda diversi capitoli per iniziare ad ingranare, la storia si rivela un mix intrigante di elementi realistici e tangibili uniti a componenti soprannaturali e mostruose, riuscendo a fondere con successo il meglio di questi due mondi.

Il remake, però, non si limita solo a migliorare la grafica o all’integrazione di nuove meccaniche di gameplay (di cui parleremo in seguito), ma introduce anche nuove scene e interazioni tra i personaggi che aggiungono maggiore contesto ad alcuni eventi chiave.
Tuttavia, la novità più importante è da ricercarsi nell’aggiunta di un nuovo finale, desiderato dai fan sin dall’uscita del gioco originale, che si accompagna ad un epilogo inedito che sembra spalancare le porte ad un potenziale Until Dawn 2.

In definitiva, Until Dawn si conferma come un’ottima esperienza narrativa, pur non eccellendo sempre nella profondità dei dialoghi che a tratti possono risultare un po’ banali, posizionandosi comunque tra i migliori titoli di questo sottogenere horror. 
Il remake inoltre arricchisce ulteriormente l’esperienza introducendo nuovi elementi che fanno ben sperare per il futuro della serie, che sembra essere solo agli albori di una storia molto più ampia.

PERSONAGGI

Desideriamo dedicare qualche parola anche al cast dei personaggi principali che ci accompagneranno in questa avventura, costituito da un gruppo di otto ragazzi, ognuno con personalità e atteggiamenti diversi.
Questi saranno fortemente basati sui classici stereotipi dei teen horror movies americani, a cui gli sviluppatori sembrano ogni volta ispirarsi per ciascuno dei propri titoli, trovando per esempio figure come il tipico palestrato tutto muscoli e poco cervello, o la ragazza viziata e arrogante, che subito richiamano alla mente i cliché del genere.

Naturalmente ci saranno anche personaggi positivi con cui il giocatore potrà entrare più facilmente in sintonia, anche se non vi nascondiamo che il gioco riesce a creare situazioni assurde in cui ci troveremo a dubitare se schierarci dalla parte dei protagonisti o dei loro nemici.

Ciononostante, Until Dawn riesce a dare la giusta profondità psicologica ai suoi personaggi, ponendo l’accento sulla loro psiche e sul modo di reagire agli eventi traumatici, offrendoci un cast con più sfaccettature di quanto ci si aspetti inizialmente e capace di evolversi lungo il corso della trama.
Il risultato è una storia coinvolgente dove, nonostante qualche antipatia iniziale e alcuni stereotipi di troppo, si finisce per voler salvare tutti.


GAMEPLAY

Sebbene il gameplay di Until Dawn non sia il punto forte del gioco, con il team di sviluppo chiaramente focalizzato sull’aspetto narrativo, non passeremo comunque tutto il tempo a guardare passivamente le cutscene.
Oltre alle numerose scelte da compiere, che vanno da semplici variazioni nei dialoghi a decisioni cruciali, il gioco intervalla la narrazione cinematografica con sezioni in stile “walking simulator”, dove dovremo guidare i personaggi attraverso determinate aree della mappa.

Tuttavia, c’è poco da dire: se siete giocatori che preferiscono un gameplay più complesso e interattivo rispetto ai giochi incentrati maggiormente sulla narrazione che sull’azione, Until Dawn potrebbe non essere il titolo adatto per voi.
Le sezioni esplorative si riducono infatti a percorrere brevi corridoi con poca libertà di movimento o scoperta, con l’unica autonomia concessa che consiste nell’esaminare punti d’interesse, come oggetti, documenti o casse, che possono offrire strumenti utili o arricchire la nostra comprensione degli eventi.

A rendere il tutto più dinamico, però, sono presenti anche i classici minigiochi in stile quick time event (QTE), in cui dovremo premere un tasto entro un tempo limitato per far compiere un’azione specifica al nostro personaggio.
Anche se il gioco si rivela piuttosto indulgente e poco punitivo, gli errori nei QTE possono comunque avere conseguenze gravi come la morte dei personaggi, rendendo necessaria una certa attenzione durante queste sequenze.

CAMBIAMENTI E AGGIUNTE

Tornano inoltre le angoscianti sezioni “Non muoverti!”, in cui il giocatore deve letteralmente rimanere immobile, evitando di spostare il controller per non farsi scoprire dalle creature che si nascondono nell’oscurità.
Nel remake è anche possibile attivare un’opzione per completare automaticamente queste fasi, permettendo a chi preferisce concentrarsi sull’aspetto narrativo del gameplay di farlo senza alcun tipo di stress aggiuntivo.
Per chi gioca su PC senza un controller con giroscopio, invece, è stata inclusa una versione alternativa del minigioco, rendendo accessibili per tutti queste sezioni.

Anche i totem, piccole statuette sparse per la mappa, continuano a giocare un ruolo fondamentale, offrendo visioni del futuro in base a quale delle cinque categorie possibili possono appartenere.
Nel remake, oltre alla presenza di una nuova tipologia denominata “Fame”, la loro posizione è stata rimescolata nel tentativo di offrire un’esperienza fresca anche ai veterani che hanno già avuto modo di giocare il titolo originale.

Questi però, più che fornire informazioni chiare, sono frammenti di anticipazioni spesso criptici, e solo di rado offrono abbastanza dettagli da permettere al giocatore di anticipare con precisione gli eventi futuri.
In alcuni casi, le scene mostrate possono riguardare momenti che accadranno solo dopo diversi capitoli, rendendo più arduo ricordare le decisioni giuste da prendere.

Nonostante la loro funzione non sempre utile, i totem rappresentano comunque un ottimo passatempo per i collezionisti, che potranno cercarli in tutti gli angoli più nascosti delle varie mappe esplorabili.
Il remake arricchisce ulteriormente questa dinamica non solo con la nuova categoria di totem, ma anche con collezionabili aggiuntivi e 10 achievement inediti rispetto alla versione base. 

Il cambiamento però più significativo, che distingue in maggior modo l’esperienza del remake di Until Dawn dall’originale, è senza dubbio l’abbandono quasi totale della telecamera fissa in favore di una visuale in terza persona completamente controllabile dal giocatore.
Quasi“, perché in alcune sequenze questa ritorna per preservare l’effetto cinematografico e dirigere l’attenzione su dettagli cruciali dell’area, che altrimenti potrebbero sfuggire.

Questa scelta di design bilancia perfettamente la libertà esplorativa e la fluidità dei movimenti, rendendo l’esplorazione meno rigida e più dinamica, senza rinunciare al tempo stesso al suo stile narrativo visivo e ai jumpscare che sfruttano ancora una prospettiva fissa.


COMPARTO GRAFICO E SONORO

Until Dawn ha ricevuto una completa revisione grafica grazie all’uso di Unreal Engine 5, che ha permesso di ricostruire praticamente da zero tutti i modelli e le animazioni dei personaggi, rendendoli molto più realistici e fluidi.
Mentre ad un primo sguardo l’aggiornamento estetico potrebbe sembrare insignificante, confrontando le due versioni il miglioramento qualitativo appare immediatamente evidente: i dettagli sui personaggi e sugli ambienti sono notevolmente più rifiniti, con texture migliorate ed una quantità di effetti visivi più elaborati che mai.

Un aspetto in cui il remake brilla particolarmente è nelle scene di morte, dove gli effetti gore sono molto più incisivi e dettagliati rispetto al passato, e dove ferite, tagli e mutilazioni sono rappresentati in modo molto più cruento e realistico, esaltando l’aspetto splatter del gioco.
Anche il sistema di illuminazione ha subito un notevole aggiornamento, enfatizzando i momenti di tensione e gli ambienti oscuri, così da rendere le sezioni esplorative ancora più inquietanti.

Tuttavia il remake introduce anche alcune scelte stilistiche controverse, come nel caso di alcune espressioni facciali che, nel tentativo di risultare più espressive, finiscono per essere esagerate, creando movimenti poco realistici che stonano con il resto della presentazione visiva.

Dal punto di vista sonoro, il remake di Until Dawn opta invece per l’abbandono della precedente colonna sonora di Jason Graves a favore di una nuova composizione inedita di Mark Korven, celebre per il suo lavoro nei film horror come “Cube – Il cubo (1997)“, “The Witch (2015)“, e “The Lighthouse (2019)“.
Anche questo cambiamento ha suscitato opinioni contrastanti tra i fan, con alcuni che preferiscono la soundtrack originale e altri che apprezzano la freschezza delle nuove tracce musicali, trattandosi in definitiva semplicemente di una questione di gusto personale.

Dal nostro punto di vista, la nuova colonna sonora è un’ottima aggiunta al remake, pur presentando effettivamente alcune tracce meno incisive rispetto a quelle originali, e l’insieme delle OST si adatta perfettamente ai vari momenti del gioco, amplificando la tensione e l’atmosfera horror con grande efficacia.
Un altro elemento impossibile da ignorare è l’eccellente doppiaggio italiano proposto, con un cast di doppiatori di talento che ha saputo trasmettere sublimemente le emozioni dei personaggi, risaltando l’emotività delle interazioni e rendendo l’esperienza narrativa ancora più coinvolgente.


COMPARTO TECNICO

Arriviamo dunque al comparto tecnico, che senza dubbio rappresenta il punto più critico di questa riedizione di Until Dawn, soffrendo di numerosi bug e problemi che non sono passati inosservati, tanto che persino Sony è a conoscenza della situazione e sta cercando di porre rimedio con diverse patch.
Siamo davanti ad un vero e proprio disastro tecnico, che va a macchiare un titolo che nonostante tutto abbiamo apprezzato sotto molteplici aspetti. 

I problemi più gravi includono errori nel caricamento dei modelli di gioco, con scene in cui i personaggi appaiono privi di testa o addirittura senza corpo, oppure ridotti ad una grottesca combinazione di denti e occhi fluttuanti, spezzando completamente l’immersione o rendendo addirittura certe scene al limite del comico.

Uno dei tanti bug presenti in Until Dawn (2024)

Il comparto audio non è da meno: alcune tracce sonore spariscono improvvisamente, come per esempio ci è accaduto nella stessa scena d’apertura, lasciando il giocatore in un angosciante e totale silenzio.
Il sincronismo labiale è spesso fuori fase, con i movimenti delle labbra che non corrispondono alle parole pronunciate, e i sottotitoli che talvolta compaiono in anticipo o in ritardo rispetto all’audio.

Se a tutti questi problemi aggiungiamo traduzioni imperfette, con il testo italiano che non rientra negli spazi dei box previsti, tempi di caricamento talvolta eccessivi, ed un framerate instabile che causa frequenti rallentamenti, ci troviamo tra le mani con un port che complessivamente risulta essere ben al di sotto delle aspettative. 


Ringraziamo Sony per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

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UNTIL DAWN (2024) (PC)
IN CONCLUSIONE
Until Dawn (2024) si presenta come un remake/port che non riesce a rendere giustizia all'eccellente gioco originale: nonostante l'accento sui miglioramenti grafici e l'introduzione di nuove interazioni e collezionabili, questi elementi non bastano a mascherare i numerosi problemi tecnici che compromettono l'esperienza complessiva. La domanda che molti si pongono è se fosse davvero necessario un remake di un gioco già nativo per PS4, venduto a prezzo pieno di 70 euro. Per chi possiede l'originale e vuole semplicemente rigiocarlo su PS5, la risposta è chiaramente "no", mentre per chi non ha mai avuto la possibilità di provarlo prima, specialmente per chi gioca su PC, potrebbe essere un'occasione interessante per scoprire un titolo che brilla per narrazione e atmosfera horror.
Pregi
Il ritorno di una narrativa avvincente che mantiene alta la tensione
Nuove interazioni che ampliano il contesto di alcune scene
Buon mix tra visuale libera e telecamera fissa
L’uso di Unreal Engine 5 rende l’atmosfera horror ancora più immersiva
Nuovo finale ed epilogo inedito
Difetti
Gravi problemi tecnici nel caricamento dei modelli
Framerate instabile
Poche novità per chi ha già giocato l’originale
7
Voto