Recensione Urban Myth Dissolution Center – Non è tutto oro ciò che luccica

Le leggende metropolitane sono senza dubbio uno degli argomenti più radicati nella storia umana, tanto che, con l’avvento del web, tutti hanno potuto scrivere storie da far rizzare i capelli dalla paura che poi con il passaparola generale si sono ingrandite a dismisura.
Molti di noi ricorderanno per certo quando, al liceo, girava voce che ripetere il nome di una donna davanti allo specchio portasse sfiga; ebbene, questo tipo di dicerie, specialmente in contesto nipponico, non sono mai passate di moda.

Da anime di indubbio successo a visual novel e giochi horror prodotti con RPG maker, gli esempi di opere che prendono a esame questo nuovo tipo di folklore sono praticamente innumerevoli, rendendo difficile fare emergere il proprio videogame in un contesto in cui la competizione è tanto serrata.
Urban Myth Dissolution Center è però subito saltato agli occhi della massa fin dal primo trailer, grazie a una presentazione impeccabile e una chiara ispirazione agli anime contemporanei. Questo titolo sviluppato da Hakababunko sarà riuscito a mantenere le promesse di quel fantastico impatto iniziale?


Scopriamolo assieme nella recensione di oggi.


Incipit narrativo

Azami è una ragazza con il potere della psicometria: può vedere gli echi del passato e li scambia spesso per fantasmi, decidendo però di liberarsene chiede aiuto appunto al centro dissezione delle leggende metropolitane.
A dirigere questa organizzazione c’è Ayumu Megurya, che convince Azami a sedersi su di una sedia maledetta e, dopo aver rotto la suddetta sedia, la ragazza viene convinta a ripagare i danni iniziando così il suo lavoro non retribuito per il centro.

Dopo questa semplice introduzione, che funge anche da tutorial, la narrativa del titolo si divide in sei episodi ben distinti tra di loro che affrontano altrettante leggende metropolitane ricordando vagamente X Files.
Anche se apparentemente slegate tra loro, le vicende in realtà fanno parte tutte di uno schema grazie ad una narrativa più ampia che diventerà palese solo durate le ultime fasi del titolo, insomma un tipo di narrazione a cui siamo tutti abituati e che riscontriamo più di frequente nelle serie TV.

La trama dei singoli episodi risulta di qualità altalenante, i primi casi infatti peccano di una certa lentezza e faticano davvero a carburare anche per colpa di alcuni personaggi poco interessanti; al contrario invece le ultime leggende metropolitane che si affrontano riescono a coinvolgere il giocatore con scene più tese e concise.
In ogni caso la storia complessiva è ben scritta e interessante, ma il gioco soffre evidentemente di un problema di ritmo narrativo e di prevedibilità di alcuni colpi di scena proprio per colpa delle chiare ispirazioni che porta avanti.

Prendiamo ad esempio i personaggi principali, palesemente scritti ispirandosi ad alcuni trope degli anime, e anche se riescono ad intrattenere grazie ad una caratterizzazione tutto sommato buona, ci saranno diversi punti nella trama che faranno alzare gli occhi al cielo.
Insomma Azami è una credulona anche volendo essere gentili ed è chiaro fin dalle prime battute di gioco che questa bontà innata la ficcherà in un’infinità di casini, anche con una certa sospensione dell’incredulità. Insomma, il costante trope della ragazza per bene può stancare a lungo andare.

Per quanto riguarda i personaggi secondari invece, anche se molti di loro sono vittima di stereotipi altrettanto palesi, risultano comunque meno pesanti perché li incontreremo per meno tempo e molto spesso nasconderanno diversi segreti legati al caso in cui sono coinvolti.
In conclusione la trama di Urban Myth è buona, divertente e frizzante anche se non troppo innovativa. Stessa cosa vale i personaggi, perché anche se i clichè sono evidenti, molto spesso riusciranno a strappare comunque qualche risata.


Gameplay

Il gameplay di Urban Myth Dissolution Center è abbastanza semplice, mischia elementi da avventura punta e clicca con elementi da visual novel senza mai affrontare meccaniche complesse, tenendo molto spesso il giocatore per mano senza lasciarlo davvero libero.
Gli episodi si dividono in sezioni narrative animate e sequenze di gameplay improntate sull’investigazione. Queste si divideranno a loro volta in investigazioni su internet, investigazioni sul campo e dissezione della leggenda metropolitana.

Il Web non mente

Quando ci viene affidato un nuovo caso dovremmo ovviamente capire con quale tipo di leggenda metropolitana abbiamo a che fare e quindi, armati del nostro fidato smartphone, sonderemo il web in cerca della fonte delle dicerie collegate al caso in questione.
Il sistema investigativo in questa sezione è abbastanza divertente per quanto ripetitivo, ci viene fornita una finta schermata social su cui compaiono post e commenti che potremo scrollare liberamente, e quando interagiamo con uno di essi avverrà un dialogo tra i protagonisti che evidenzierà la presenza di un indizio o meno.

Gli indizi trovati andranno a sommarsi in un contatore a schermo e una volta riempito avremo finito la nostra sezione di indagine. Avere questo contatore a schermo ci ha convinti davvero poco, poiché molto spesso si ha la sensazione di dover semplicemente cliccare il commento giusto senza un vero obbiettivo se non quello di trovare il prossimo dialogo che manda avanti la storia.
In ogni caso, di tanto in tanto alcune parole ondeggeranno una volta cliccate, e sfruttando la “psicometria” le metteremo praticamente in grassetto e potremo usarle come parole chiave nella barra di ricerca, in modo da sbloccare nuovi post con altri commenti.

Questa meccanica ci è sembrata poco approfondita, sarebbe stato meglio lasciare libera scelta al giocatore di cercare le parole di propria iniziativa invece di ingabbiarlo in interi muri di testo con dialoghi blandi.
Si avverte poco la parte investigativa e di certo non aiuta che queste sezioni di ricerca su internet siano parecchio presenti e si ripetano più volte nel corso di un singolo episodio, diventando più pesanti di quello che sarebbero state se usate con un pizzico di parsimonia.

Lavorare sul campo

Sulle scene del crimine che ci vengono presentate prenderemo il controllo di Azami, con l’obbiettivo di interrogare i sospettati e di raccogliere indizi. Anche in questo caso c’è il sempre presente contatore in alto a sinistra che ci dirà quanto manca alla fine della sezione investigativa.
Si parla di esaminare gli oggetti ma in pratica dovremo solo cliccare su alcun punti evidenziati per le mappe, ci si aprirà una tendina con diverse opzioni tra cui scegliere ma molto spesso saranno ripetitive.

Ad esempio ci sarà spesso l’opzione di “guardare” qualcosa, una volta fatto potremmo “guardarlo meglio” per poi “investigarlo”.
Insomma è palese quanto sia ridondante come sistema, se poi ci aggiungiamo che spesso dovremo prima fare la domanda giusta ad uno dei sospettati per poter usare una di quelle opzioni, allora queste sezioni di gameplay diventano davvero lente come la melassa.

Per movimentare un po’ il tutto c’è l’opzione di usare la psicometria che però non è altro che un cambio di scenario minimo dove potremo vedere gli echi del passato.
Ad intramezzare questa sequela di dialoghi ci saranno delle chiamate da parte di Megurya che ci guiderà attraverso alcune semplici intuizioni, e quando dovremo dedurre qualcosa ci si aprirà un piccolo minigioco in cui scegliere le parole giuste da mettere al posto corretto all’interno di una frase.

Anche sbagliando ordine o parole però non ci sarà alcuna punizione, ed è solo uno dei motivi per cui Urban Myth Dissolution Center semplicemente fallisce nell’essere un vero gioco investigativo.
Il tutto si traduce in una fastidiosa sensazione di fondo di non star scoprendo un mistero, ma semplicemente di star cercando il punto giusto su cui cliccare per poter arrivare al prossimo dialogo in cui ci verrà spiegato cosa stiamo guardando e perché.

Dissezionare leggende

Tutte le indagini raggiungono un crescendo che culmina in una chiamata di Megurya in cui ci guiderà telefonicamente alla risoluzione del caso. A livello di gameplay tutto ciò si traduce in una serie di domande a cui dovremo dare la risposta giusta mentre sullo sfondo ci sono animazioni realizzate con grande cura.
Anche in questo caso è impossibile avere un game over e la maggior parte delle volte le domande che ci vengono rivolte sono davvero troppo semplici, basta infatti prestare un minimo di attenzione durante le sezioni di investigazione e non avrete mai nessun problema.

Purtroppo anche in questo caso è evidente come il gameplay davvero non sia il punto forte di questo titolo, poiché queste sezioni per quanto semplici e godibili durante le prime battute di gioco tendono davvero a stancare verso la fine.
Con una durata che sfiora le sedici ore, avremmo preferito avere delle meccaniche che includessero di più il libero arbitrio del giocatore, o quantomeno un taglio delle fasi investigative per rendere meno fastidioso il continuo backtracking.


Comparto artistico e tecnico

Qual è il vero punto di forza di Urban Myth Dissolution Center? Senza dubbio la sua presentazione.
Senza voler esagerare, questo titolo riesce a dimostrarsi fluido quanto un anime nei punti salienti e può vantare di cutscene parecchio curate; i modelli in pixel art sono espressivi e ogni azione compiuta durante i minigiochi investigativi o i dialoghi è accompagnata da animazioni ben studiate.
Il comparto artistico è impeccabile sotto ogni punto di vista, e la regia delle diverse scene riesce a fomentare il giocatore anche dopo la decima volta in cui le animazioni si ripetono.
L’unico punto davvero a sfavore è che gli sprite dei personaggi quando non sono invischiati in dei dialoghi sono piuttosto semplici.

Insomma, il tutto trasuda davvero di personalità, e lo stile visivo riuscirà a rendere affascinanti tutti i luoghi che visiteremo, dalla semplice camera di una studentessa ad un tour all’altromondo.
Urban Myth quindi è una vera gioia per gli occhi e in valore di ciò riesce a far sentire decisamente di meno molti dei grossi problemi che si porta dietro.

Anche la colonna sonora non è niente male, e spiccano alcuni brani cantati che riescono ad intrattenere esattamente come le opening degli anime a cui il gioco fa riferimento.
A livello tecnico invece il gioco è effettivamente una botte di ferro, e non abbiamo riscontrato nessun problema dall’inizio fino alla conclusione.
A livello tecnico invece il gioco è effettivamente una botte di ferro, e non abbiamo riscontrato nessun problema dall’inizio fino alla conclusione.


Ringraziamo Plan of Attack per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

Urban Myth Dissolution Center (PC)
In Conclusione...
Urban Myth Dissolution Center è tutto stile e poca sostanza, tuttavia la personalità che trasuda riesce ad affascinare facilmente i giocatori che ci mettono mano per ovvi motivi. I personaggi e la trama nonostante non siano tra i più ricercati del settore, fanno il loro lavoro egregiamente e ci lasciano a desiderare qualche approfondimento in più, questo mondo è davvero interessante e il problema non sono le meccaniche semplici che ormai ci aspettiamo da titoli come questo, quanto più l’estrema ripetitività e frequenza con cui ci vengono presentate.
Pregi
Personaggi divertenti
Trama interessante
Comparto artistico impeccabile
Difetti
Meccaniche poco approfondite
Sezioni di gameplay semplicemente tediose
Ritmo narrativo altalenante
Abuso di stereotipi
6.8
Voto