Il titolo di cui parleremo oggi è un breve ma intenso puzzle game indipendente che può vantare di una realizzazione tecnica e creativa semplicemente eccezionale, frutto della passione di un team di sviluppatori scozzesi davvero geniali.
Come avrete modo di leggere in questa analisi approfondita, l’utilizzo della creatività non solo risulta evidente nella risoluzione dei vari enigmi ma anche nella realizzazione degli aspetti narrativi ed artistici del gioco, seppur queste non siano esenti da alti e bassi qualitativi.
Riuscirà Viewfinder a portare una boccata d’aria fresca al sempreverde mercato dei puzzle game?
Scopriamolo in questa recensione!
Incipit narrativo e sviluppi
L’incipit narrativo di Viewfinder, se ridotto all’osso, può risultare estremamente semplice ed a tratti anche troppo comune, rimanendo tale fin quando non si superano le soglie dello spoiler.
Ciò che possiamo dirvi in sede di recensione è che ci ritroveremo ad interpretare i panni di una ragazza, la quale, accompagnata da una sua compagna nel ruolo di tecnico esterno, dovrà affrontare delle simulazioni cervellotiche in cerca della conoscenza necessaria a salvare il mondo distrutto dall’inquinamento.
Ciò che assumerà tuttavia maggiore importanza man mano che gli eventi andranno a districarsi sarà la storia di questa simulazione, delle persone che l’hanno costruita e del loro inevitabile fallimento.
Considerando il distacco delle linee narrative a cui abbiamo accennato, potremmo considerare la trama come un duplice strato di eventi separati ma onnipresenti nel corso dell’avventura:
La prima, che coinvolge la ragazza e la sua amica nel disperato tentativo di rimanere in contatto durante il progressivo collasso della simulazione;
La seconda, riguardante la storia della simulazione, approfondita attraverso la lettura di varie note, l’ascolto di audio log sparsi nei livelli e gli interventi di un gatto parlante che fungerà da Virgilio per la nostra protagonista.
Purtroppo questo distacco rischia spesso e volentieri di intralciare la comprensione degli eventi, portando il giocatore alla confusione e minando la capacità della trama di coinvolgere quest’ultimo nella sovrapposizione dei suoi piani narrativi.
Non di meno, il modo in cui la nostra compagna viene presentata inizialmente, vittima forse di una scrittura dei dialoghi davvero fuori luogo, non permette al giocatore di prendere sul serio un contesto narrativo che tende a diventare sempre più profondo ed enigmatico con l’avvicinamento delle fasi conclusive.
Infatti, il secondo filone narrativo tende spesso e volentieri a ponderare sulle domande esistenziali in maniera abbastanza simile a ciò che potremmo aver visto in altri giochi dello stesso genere, come il più celebre The Talos Principle.
Con questi presupposti non c’è da stupirsi se, nel momento in cui la nostra compagna sembra uscire quasi completamente di scena, la lore riesce ad interessare ed esplodere emotivamente in maniera del tutto inaspettata.
In conclusione, il comparto narrativo di Viewfinder esiste ed è più interessante di quello che potrebbe sembrare inizialmente, seppur il gioco ammetta dichiaratamente di poter essere gustato senza prestarci particolare attenzione.
Gameplay
Ciò che stupisce particolarmente del gameplay loop di Viewfinder è senza dubbio la varietà di meccaniche ed ostacoli introdotti da ciascuno dei cinque capitoli, seppur l’obbiettivo dei puzzle rimanga costantemente invariato.
Puzzle che, grazie agli strumenti messi a nostra disposizione per il loro superamento, risulteranno il più delle volte davvero immediati ed intuitivi nella risoluzione.
Primo fra tutti la fotocamera, attraverso la quale potremo scattare foto per poi poterle proiettare nella nostra realtà sotto forma di porzioni tangibili ed esplorabili della mappa.
Anche presa singolarmente, questa meccanica base è di forte impatto estetico quanto funzionale, e ci permetterà di superare i vari puzzle in maniera estremamente creativa e divertente.
Su queste fondamenta il gioco continuerà a sovrapporre nuove meccaniche ed ostacoli che, grazie all’ottimo lavoro svolto dal team per quanto concerne la progressione, risulteranno sempre immediate e semplici da padroneggiare pur considerando la quasi totale assenza dei tutorial.
Altra meccanica/potere fondamentale di cui saremo dotati fin dai primi istanti di gioco è il rewind temporale, strumento utilissimo che ci permetterà di riprendere lo svolgimento di un enigma da un qualsiasi momento precedente della nostra partita, garantendoci la possibilità di annullare eventuali errori ed imprecisioni senza ricaricare il salvataggio o ricominciare il livello da zero.
Fra un livello e l’altro sarà possibile esplorare dei suggestivi HUB, uno per ciascun capitolo, attraverso i quali accedere ai terminali necessari allo sblocco delle sfide successive ed apprendere informazioni importanti riguardo la trama.
I cinque capitoli in cui il gioco si compone, articolati a loro volta in livelli principali ed opzionali, regalano un’esperienza contenutisticamente soddisfacente nonostante la durata di circa 3/4 ore richiesta per il completamento totale dell’esperienza.
Creatività, croce e delizia
Come abbiamo accennato in precedenza, uno dei più grandi vanti di questo titolo è il grande utilizzo della creatività nella risoluzione degli enigmi, permettendo attraverso la struttura di questi ultimi di affrontarne lo svolgimento tramite soluzioni sempre diverse purché funzionanti.
In virtù di questa caratteristica, alcuni enigmi, specialmente quelli secondari, presentano delle risoluzioni abbastanza raffazzonate e di difficile comprensione. Caratteristica agrodolce del titolo che culmina con il raggiungimento del livello finale, il più difficile di tutti a causa dell’aggiunta di un timer entro cui risolvere un susseguirsi rapido di puzzle articolato in una ripassata completa delle meccaniche esplorate in precedenza.
La sensazione che si ha è quella di star risolvendo gli enigmi in maniera intelligente ma comunque sbagliata, quasi a rompere il gioco uscendo dal percorso tracciato preventivamente dagli sviluppatori.
A tal proposito, è bene sottolineare l’impegno nella impostazioni di accessibilità, attraverso le quali è possibile rimuovere la scadenza temporale dalle missioni che ne fanno uso ed accedere a vari consigli sullo svolgimento dei puzzle senza dover cercare alcuna guida online.
Comparto artistico
Uno dei pregi più evidenti di Viewfinder è senza dubbio la resa estetica superba ed ammaliante degli scenari, frutto di un ottimo utilizzo delle palette di colori e di una più che buona resa delle poche ma dettagliate texture che compongono le ambientazioni.
Estremamente interessante è anche l’utilizzo dei filtri, seppur più raro di quanto avremmo voluto, capaci di trasformare lo scenario in un vero e proprio quadro tridimensionale quanto piuttosto di esplorare nuovi stili grafici fra pixel art ed un sapiente utilizzo della matita.
Ancor più interessante ma ancor più raro è l’utilizzo di questi filtri nella risoluzione degli enigmi, occasione che avremmo fortemente desiderato venisse esplorata maggiormente nel titolo.
L’unica vera criticità estetica è da ritrovarsi nel riutilizzo eccessivo di alcuni asset, difetto che porterà i livelli di ciascun capitolo ad assomigliarsi eccessivamente spezzandone inevitabilmente la magia.
Parlando invece della colonna sonora, questa non sembra eccellere particolarmente, limitandosi in maniera comunque apprezzabile ad accompagnare dolcemente le fasi puzzle non distraendo il giocatore bensì aiutandolo a concentrarsi sugli obiettivi.
Comparto tecnico e stabilità
Avendo testato il gioco in anticipo di poco meno di una settimana per questa recensione, possiamo assicurarvi la quasi totale assenza di bug nella nostra build.
Difatti, gli unici errori che abbiamo riscontrato riguardavano gli effetti del rewind, laddove in alcuni casi alcuni residui di scenario sembravano non resettarsi completamente.
Similarmente, da un punto di vista prestazionale, il gioco si è dimostrato estremamente leggero nonostante la sua uscita sia relegata alla piattaforma PC e Playstation 5.
Abbiamo anche potuto testare le performance su Steam Deck, ottenendo 60FPS costanti pur lasciando tutti i settaggi al massimo tranne le ombre su alto.
Un risultato davvero ottimo che rende il titolo assolutamente consigliato per tutti i fortunati possessori di questa particolare piattaforma.
Ringraziamo Thunderful per averci fornito una chiave di gioco per realizzare questa recensione.
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