Negli ultimi anni, soprattutto grazie a uscite come Enotria e Vampire Survivors, il mercato videoludico italiano sta conquistando sempre più spazio, non solo nelle librerie degli italiani, ma anche in quelle del resto del mondo. Oggi tratteremo uno di questi titoli, While We Wait Here, che sfrutta gli stilemi del genere horror per creare un’intrigante storia che pone al centro dell’attenzione un piccolo diner, i suoi visitatori e un’imminente apocalisse.
Sarà riuscito While We Wait Here a immergerci nell’entroterra americano?
Scopriamolo insieme!
Trama
Vestiremo i panni di Cliff, il gestore di un piccolo diner situato nell’arido deserto americano.
Tutto sembra procedere normalmente: si parla con i clienti e si servono deliziosi piatti, finché non vedremo nel notiziario l’arrivo di un’imminente catastrofe. Confinati nella tavola calda, incontreremo sempre più persone che cercheranno rifugio e, in poco tempo, capiremo che ognuno di loro è legato al diner per un motivo differente.
Attraverso il racconto delle loro storie troveremo il modo di aiutarle ma anche di scavare in noi stessi, facendo i conti con il nostro passato.
Il cast del titolo si compone di una grande varietà di personalità finite apparentemente per caso nel nostro locale, da ragazze alle prese con problemi adolescenziali fino ad a pazzi complottisti.
Gli autori sono stati capaci di costruire una buona storia che, nelle poche ore a sua disposizione, è in grado di raccontare ogni vicenda in modo interessante, creando inoltre una buona chimica tra i personaggi.
Parlando con i nostri clienti e ascoltando i loro problemi, avremo modo di conoscerli e di scoprire i motivi che li hanno portati a ritrovarsi nel nostro diner, oltre a poter prestare consigli in modo del tutto personale, senza che vi sia la presenza di risposte giuste o sbagliate.
In base a come risponderemo, avremo modo di vedere scene diverse nel finale e di scoprire determinati elementi della storia, in misura maggiore o minore.
Tuttavia, l’aspetto più debole dell’intero titolo è da riscontrarsi proprio nel suo finale agrodolce. Questo, infatti, arriva in modo alquanto anticlimatico e inaspettato, dando la sensazione di essere stato realizzato frettolosamente. Ciò è veramente un peccato, perché, date le ottime basi poste all’interno della storia, il titolo aveva tutte le chance per esplorare ulteriormente ogni tema introdotto.
Gameplay
While We Wait Here segue lo schema tipico degli horror in prima persona, aggiungendo una meccanica molto singolare: la gestione del diner. Col passare del tempo, infatti, ogni persona che entrerà nel nostro piccolo ristorante ordinerà qualcosa da bere o da mangiare; il nostro compito sarà quello di sfruttare l’attrezzatura a nostra disposizione per soddisfare le loro richieste. Le ricette realizzabili non sono molte, ma abbastanza varie da non risultare ripetitive con l’avanzare del gioco.
Un piccolo limite di questa meccanica è la sua chiarezza approssimativa. Le nuove ricette che si aggiungeranno non ci verranno spiegate dettagliatamente, se non nel menù a nostra disposizione. Questo, però, non sempre indica chiaramente la posizione di determinati oggetti essenziali alla preparazione dei piatti. Fortunatamente, il titolo non ci punirà mai per eventuali errori o per aver impiegato troppo tempo, dando al giocatore un’esperienza comunque rilassante.
Nonostante l’ottima idea che lo differenzia da altri giochi presenti sul mercato, il focus principale del titolo non è la cucina, bensì le vicende che circondano i protagonisti della nostra storia. Ogni personaggio, infatti, avrà una sezione del gioco a sé dedicata, in cui potremo vestire i loro panni; ognuna di queste tratterà temi unici e ci catapulterà in realtà completamente diverse da quella del nostro protagonista. Ci ritroveremo a spaccare macchine, mungere mucche o sparare a degli alieni e, alla fine di ognuna di queste sezioni, ci verrà posta dinanzi una scelta.
Le nostre scelte influenzeranno il finale che vedremo ma, sfortunatamente, questo resterà pressappoco invariato nonostante le nostre decisioni, con differenze sostanziali solo in alcune scene.
Anche grazie alla sua durata esigua, avremo la possibilità di rigiocare il titolo per prendere decisioni diverse e vedere ogni scena, ma ciò è quasi ostacolato dall’impossibilità di ricaricare i propri salvataggi, un fattore che potrebbe aiutare il giocatore a vedere immediatamente le conseguenze delle scelte alternative.
Comparto artistico e tecnico
Il comparto artistico del titolo si rifà a quello del filone PSX, ormai divenuto uno standard nei giochi indie, soprattutto horror, ma non per questo risulta poco piacevole.
L’assenza di OST, fatta eccezione per alcune semplici tracce ambient, non si fa particolarmente sentire e contribuisce a creare un’ottima atmosfera.
Quanto al comparto tecnico, grazie alla semplicità del suo stile grafico, è in grado di essere giocato su qualsiasi macchina senza problemi. Inoltre, per tutta la sua durata, non si è verificato alcun bug o glitch che potesse rovinare concretamente l’esperienza di gioco.
Ringraziamo Bad Vices Games per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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